Barilli, Renato
Maniera moderna e manierismo
Milano : Feltrinelli, 2004
Abstract/Sommario:
Nel linguaggio del Vasari il termine di "maniera" era sinonimo di quello odierno di "stile", per cui al grande Aretino si può assegnare la patente di primo "fenomenologo degli stili" per la vivacità con cui chiarì le parti reciproche fra le tre "maniere" succedutesi nell’arco di tempo che va da Cimabue a Leonardo, Michelangelo e Raffaello, culminando in quella che egli definì la "maniera moderna". Il Vasari, ovviamente, predicava l’obbligo di essere fedeli seguaci di questa "maniera mo ...; [leggi tutto]
Nel linguaggio del Vasari il termine di "maniera" era sinonimo di quello odierno di "stile", per cui al grande Aretino si può assegnare la patente di primo "fenomenologo degli stili" per la vivacità con cui chiarì le parti reciproche fra le tre "maniere" succedutesi nell’arco di tempo che va da Cimabue a Leonardo, Michelangelo e Raffaello, culminando in quella che egli definì la "maniera moderna". Il Vasari, ovviamente, predicava l’obbligo di essere fedeli seguaci di questa "maniera moderna", cui si attenne egli stesso come pittore, mentre condannava coloro che non le si piegarono, dandosi invece a esprimere tormenti e furori affidati a grafismi parossistici o a cromatismi squisiti. In questi ribelli o contestatori avanti lettera (Pontormo, Rosso Fiorentino, Beccafumi, Giulio Romano, Parmigianino, Tintoretto) la migliore storiografia del primo Novecento ha visto gli antenati dell’arte contemporanea, ugualmente mossa da una vocazione antinaturalista. La critica recente tende a cancellare le differenze in nome di un’unificazione nell’unico concetto di maniera moderna o "bella" maniera. Questo saggio invece si propone di riaccendere il conflitto storiografico ribadendo le consonanze tra quella stagione e gli esiti più intensi della contemporaneità.
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