Landes, David S.
Milano : Oscar Mondadori, 2009
Abstract/Sommario: "Io so che cos'è il tempo," diceva Agostino "ma se qualcuno me lo chiede, non glielo so dire". Da allora, le cose non sono cambiate, ma l'uomo comune non se ne preoccupa: ciò che gli preme non è conoscere la natura del tempo, ma poterlo misurare. La nostra civiltà è fondata proprio su un linguaggio comune per la misurazione del tempo, sulla sua disciplina; un mondo che è stato reso possibile dall'invenzione dell'orologio meccanico, paragonabile solo ai caratteri mobili per le conseguen ...; [Leggi tutto...]
"Io so che cos'è il tempo," diceva Agostino "ma se qualcuno me lo chiede, non glielo so dire". Da allora, le cose non sono cambiate, ma l'uomo comune non se ne preoccupa: ciò che gli preme non è conoscere la natura del tempo, ma poterlo misurare. La nostra civiltà è fondata proprio su un linguaggio comune per la misurazione del tempo, sulla sua disciplina; un mondo che è stato reso possibile dall'invenzione dell'orologio meccanico, paragonabile solo ai caratteri mobili per le conseguenze rivoluzionarie che ha avuto sui valori culturali, rinnovazione tecnologica, l'organizzazione sociale e politica e lo sviluppo della personalità umana. In questo saggio uno storico dell'economia narra la vicenda secolare dell'orologio, analizzando come e perché quest'invenzione così feconda sia nata proprio nell'Europa del Medioevo e raccontando l'evoluzione scientifico-tecnologica e quella economico-produttiva che ha portato dagli orologi a torre del Trecento ai cronometri atomici del Duemila.